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COMUNICATO STAMPA

 RIUNIONE COMITATO CAVE

L’ 1 Febbraio si è riunito il Comitato per la Difesa di Monte S. Angelo di Arcevia, nella fraz. Montefortino per fare il punto della situazione in merito all’apertura delle cave sul nostro territorio. Alla presenza di numerose persone il coordinatore Gianfranco Marcellini ha relazionato sulla questione;  il Comitato non si riuniva da diversi mesi e quindi anche la gente presente era curiosa di sapere gli ultimi aggiornamenti in materia.

<<I progetti presentati in provincia sono tre – dice Marcellini nel suo intervento - quello della ditta Mancini, il secondo della ditta Consorzio Cave Arcevia e il terzo  della ditta Ciarmatori. Quello più gravoso è della ditta Mancini che prevede un escavazione di circa 200.000 metri cubi all’anno e la costruzione di un tunnel sotto il monte per permettere il transito dei camion. Sono stati tutti ammessi al V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale), che ha la finalità di vedere qual è l’impatto del progetto sull’ambiente>>. Il comitato cave ha proposto sue osservazioni che sono state valutate dagli organi competenti. Un problema che subito il comitato ha posto quando si è costituito è quello ambientale, poiché l’apertura di una cava comporta sicuramente degli stravolgimenti dell’intera zona e quindi uno stravolgimento della qualità della vita a causa dei rumori, del traffico, delle mine, delle polveri. Tutto questo in un ambiente che rappresenta, per la presenza dei siti archeologici e soprattutto per i recenti avvenimenti della Resistenza, il luogo più significativo della nostra identità regionale.  Si andrà quindi a distruggere un ambiente che dovrebbe essere una “cava” non di pietra ma di storia e di cultura. Inoltre un altro gravoso problema è quello delle sorgenti: Monte S. Angelo è il secondo luogo per importanza idrogeologica dopo Gorgovivo. La sua destinazione futura a Bacino estrattivo andrà sicuramente a danneggiare la risorsa idrica che deve essere tutelata, secondo le leggi, più di ogni altra cosa. Anche l’aspetto occupazionale è stato un altro dei problemi che sono stati messi sul tavolo della discussione. Circolano false voci ad Arcevia che le cave porteranno occupazione addirittura come la miniera di Cabernardi. Cosa del tutto infondata.  Risulta invece dai tre progetti presentati che gli occupati al massimo saranno una decina, sempre che i tre progetti siano tutti approvati. La questione dell’occupazione è quindi assai marginale. E’ noto del resto che le cave, con le moderne tecnologie, richiedono grandi investimenti e poco impiego di manodopera. Il comitato, che conta moltissimi aderenti sia ad Arcevia che fuori perché tanti si sentono coinvolti dalla bellissima storia antica e recente di Monte S. Angelo, ribadisce il no all’apertura delle cave, tanto più intese come enorme bacino estrattivo. Ed è sempre più deciso a sbarrare la strada a quest’iniziativa visti anche i contenuti dei progetti presentati. Come previsto dalla legge sul V.I.A., il Comitato ha chiesto che la Provincia di Ancona illustri in una riunione pubblica i progetti, una per ogni progetto presentato. La Provincia organizzerà le riunioni ad Arcevia nel giro di poco tempo.

Durante l’incontro è emersa l’idea di spedire una lettera a tutte le famiglie arceviesi per portare a conoscenza di quanto finora è successo in merito alla questione cave. Inoltre di organizzare degli incontri dislocati sul territorio per spiegare gli ulteriori sviluppi della riunione pubblica della provincia. 

Si è poi anche parlato del ricorso al Tar presentato dal comitato ma in questo caso il procedimento è fermo perché ci sono altri due ricorsi presentati dai cavatori e il tribunale amministrativo ha chiesto ulteriore documentazione alla provincia per avere un’idea più unitaria del piano cave.

La questione sta prendendo tempi lunghi ed è in ogni caso assai complessa. Richiede grande responsabilità perché una volta che sono partiti i lavori sarà decisa irrevocabilmente la sorte del nostro territorio. Non meno importante il problema della viabilità con circa 200 camion a percorrere quotidianamente le strade locali. Inoltre saranno rilevanti anche i danni che subiranno le attività turistiche, ormai numerose nella zona in un momento di grande vigore del settore. Gli occupati che si perderanno nel turismo saranno più numerosi di quelli previsti nei progetti di cava. Basti pensare al noto Ristorante la Baita quasi adiacente al bacino estrattivo e la sorgente che lo alimenta, situata al suo interno. E’ per questo che tutta la cittadinanza dovrà riflettere a lungo e valutare che un opera di questo genere potrà portare più danni che benefici alla popolazione. Si pensi che nel vicino comune di Sassoferrato, in cui era prevista l’apertura di un’altro bacino estrattivo, il progetto non è neanche partito per il netto no della popolazione locale.  Al posto delle cave, nella località Le Fondiglie, proprio dietro Monte S. Angelo, è prevista l’apertura di un campo da golf e di due grandi alberghi.

E’ tempo che noi Arceviesi riprendiamo in mano le sorti della nostra città per invertire la tendenza negativa che ha caratterizzato gli ultimi anni, puntando sulla bellezza  ed unicità dei nostri nove castelli, dell’antica Rocca, della nostra storia, del nostro ambiente naturale.

Non dobbiamo dimenticare che Monte S. Agelo, che ora si vuole distruggere, è stato difeso fino alla morte da chi voleva un vero progresso ed un vero riscatto.

                                                                                              Paolo Agostinelli

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