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Piano cave, politica, affari, "yes-men"


La responsabilità dellabocciatura del Piano cave da parte del TAR Marche è sicuramente dellaProvincia, dovuta ad estrema superficialità. Ma si vuole sottolineare anche leresponsabilità dell' Ufficio tecnico provinciale nell' avere "dimenticato"alcuni vincoli di grande importanza ambientale. Lo stesso Comitato nelleOsservazioni del 2004 li aveva messi in evidenza. Si tratta quindi di vere eproprie negazioni della realtà. Nel Piano è scritto che per il Bacino di MonteS. Angelo non esiste alcun fattore d' esclusione o penalizzante. Ne sono venutifuori ben cinque ! Mancano all'appello:

Lepinete, realizzate con irimboschimenti pubblici per l' assetto idrogeologico del Monte. Non sono stateprese in alcuna considerazione. Eppure stanno lì, ad Arcevia tutti le conosconoe creano un contesto ambientale di notevole bellezza.

Iboschi di leccio anch'essi stanno lìda secoli, eppure nessuno è riuscito a vederli.

L'area archeologica è addiritturasegnalata nel PPAR (Piano Paesistico Ambientale Regionale) al quale il Pianocave è sottosposto. E' incredibile che un pianificatore pubblico non lo conosca! Tanto più grave perché l' intero Monte ha una valenza enorme, storica edarcheologica.

Lostesso dicasi per il corso d'acqua di3° classe in fascia appeninica. E' segnalato nel PPAR !

Nonè stata data alcuna considerazione alla valenza idrogeologica del Bacinodi Monte S. Angelo pur essendo presenti innumerevoli sorgenti e captazioni datempo immemorabile.

Inoltrela sua importanza è sancita dalla Multiservizi, dal PRG di Arcevia e dallaAutorità delle acque con sede a Jesi (AATO) che classifica il Bacinoidrografico al n. 2 nella provincia con il nome di "Arcevia-San Lorenzino".

E'stata negata l' esistenza anche di due sorgenti: La Baita e Le Fontanelle. Laprima alimenta da sempre l' omonimo Ristorante, la seconda alimenta da semprel' acquedotto di Montefortino. Anzi per far sì che venisse riconosciuta l'esistenza stessa delle due sorgenti il Comitato ed altri interessati hannodovuto ricorrere a perizie idrogeologiche e ad avvocati ! Una ricognizioneesatta e precisa delle sorgenti avrebbe dovuta essere la prima cosa daaffrontare nel Piano cave.

LaRegione ha successivamente riammesso due dei vincoli "dimenticati" (Areaarcheologica e Fascia di rispetto del corso d' acqua) precisando con totaleovvietà che non si deve cavare in tali aree.

Inverola Regione non doveva dare il parere di conformità positivo perché quei vincolidovevano essere il presupposto per ammettere o meno il bacino estrattivo. Nonha senso prenderli in considerazione a posteriori ed infatti il TAR haannullato anche il Decreto di compatibilità della Giunta regionale.

C'era già stato un Espostopresso la Magistratura: dalla perizia, disposta dal giudice, era risultata l'illegalità del Piano cave. Ma in Provincia nessuno ha voluto capire la gravitàdella situazione.

Si sono rimandati tutti iproblemi alle fasi successive. Questa procedura è errata, non risponde certo adun corretto criterio di Pianificazione. Chiunque allora sarebbe in grado diredigere un Piano cave delimitando un qualsiasi perimetro sopra una cartografiae rimandando la soluzione di ogni criticità a fasi successive: il VIA edaddirittura i progetti dei cavatori. Mandando a monte poi la vatutazionecomplessiva ambientale e politica.

Siha l' impressione che il Bacino estrattivo sia stato già preordinato.

E'impensabile la negazione di importanti vincoli ambientali definiti nellaPianificazione regionale, nel PRG, nelle Leggi, nei Regolamenti. Strumenti basilari e sicuramente conosciutidai pianificatori pubblici.

Purtroppocapita spesso che ubbidienti funzionari "yes-men" pieghino anche le materietecniche alle volontà politiche provocando notevoli distorsioni.

Purtroppoè prassi frequente che si speculi comprando terreni di poco valore e poi sidecida di valorizzarli. Sarà il nostro caso ?

Anulla valgono le sterili difese dellaProvincia sostenendo che i vincoli "dimenticati" erano già stati presi inconsiderazione al suo interno.

Inprimo luogo non è vero: i vincoli sull'area archeologica e sul corso d'acquasono stati riammessi dalla Regione, i boschi di pinete sono stati imposti dallaForestale in sede di progetto Mancini, le leccete ancora adesso devono essereben individuate, la delimitazione delle zone di protezione delle sorgenti non èstata mai presa in considerazione. In secondo luogo la Provincia si è presa,così operando, anche la censura del Giudice per violazione della L. 241/90sulla trasparenza.

Comefaceva il Consiglio provinciale a decidere su una questione tanto complessa senon aveva un quandro ambientale completo e preciso ? Se l' istruttoria era falsata ?

Icittadini, gli stessi Comitati, la cui formazione è stata sollecitata dagliamministratori provinciali, dovevano essere informati.

Questoè un piano politico che non risponde agli interessi degli arceviesi e dellanostra comunità regionale.

Aquesto punto è doverosa una spiegazione da parte della sig.ra Casagrande,magari sulla stampa. A meno che parole come democrazia, partecipazione,trasparenza non siano solamente un vuoto esercizio verbale.

Quantoemerso dal TAR è solo una piccola parte delle cose che non vanno. Il Comitatosta preparando ulteriori azioni giudiziarie per far emergere altri illecitiriscontrati. Per scrivere tutto non basterebbero le pagine di questo giornale.Ci torneremo sopra ...........

Arcevia 27/nov./2009 ComitatoDifesa Monte S. Angelo